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Le nostre "emozioni primarie". Ve ne parlo a "Siamo fatti così"

A cura di Tania Cariani


Parliamo di emozioni. Le emozioni sono strettamente collegate al corpo, hanno origini nel biologico. E’ doveroso citare la dottoressa Candace Pert, biologa scopritrice delle endorfine e a cascata di molti neuropeptidi responsabili del farci “sentire come ci sentiamo”.

Diciamo che le varie ipotesi interpretative che si sono succedute nel tempo convergono nel riconoscere la dimensione corporea dell’esperienza emotiva.


A cosa servono le emozioni?

Viene tuttora accettato il ruolo adattivo delle emozioni proposto nell’ottocento dagli evoluzionisti (Lamarck, Darwin, Spencer) per cui gli stati emotivi sono serviti agli animali e all’essere umano per adattarsi all’ambiente e per potervi sopravvivere.

Essendo direttamente collegate al sistema percettivo e quindi ai sensi, le emozioni sono servite (e per molti versi tuttora servono) a conoscere l’ambiente, a riconoscere i pericoli o le situazioni minacciose, a “sentire” se a determinati contesti o situazioni ci si può avvicinare o è opportuno allontanarsi. Le emozioni sono dei sensori conoscitivi “viscerali”, dei “marcatori somatici” come sostiene Damasio, degli strumenti di conoscenza che ci danno informazioni sul mondo che ci circonda.

Le emozioni sono pertanto delle risposte di tipo fisiologico che l’organismo mette in atto di fronte a certi stimoli, in sostanza un evento, che può essere di varia natura, interessa l’individuo, lo coinvolge e quindi il corpo si attiva modificando i propri parametri fisiologici.


Ma quali sono le emozioni?

Su quante siano le emozioni, primarie o secondarie, pure o miste, semplici o complesse ci sono varie spiegazioni. Possiamo attingere agli studi di Paul Ekman degli anni sessanta, per fare una prima distinzione riconosciuta ampiamente e che in realtà era già stata descritta da Darwin nel suo “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” .

Ekman nella sua ricerca concluse che le emozioni primarie sono indipendenti dalla cultura, sono probabilmente innate e sono 6: gioia, rabbia, tristezza, paura, disgusto e sorpresa. Le loro caratteristiche principali sono essere “reattive” ad un dato evento, di intensità elevata e fondamentali per la sopravvivenza.

Vediamo in che modo:


Paura: è la sensazione che proviamo quando percepiamo la presenza di un pericolo. La paura ci dice: scappa, fuggi, evita, allontanati oppure immobilizzati così non verrai visto. Ci salva letteralmente la vita.

Rabbia: è la risposta ad una aggressione o di fronte ad un ostacolo che non ci permette di raggiungere il nostro obiettivo. L’organismo si attiva e mette a disposizione energia, La rabbia ci dice quindi: attacca, reagisci, aggredisci.

Tristezza: è il vissuto che si prova quando qualcuno muore o lo perdiamo, o qualcosa è andato. E’ la sensazione della mancanza. In questo caso è come se l’energia fosse bloccata, ci sentiamo come se si venisse schiacciati da un forte peso. La tristezza serve per comunicare agli altri che devono stari lontani o avvicinarsi con delicatezza e compassione, e serve a noi per darci il tempo di lasciar andare

Gioia: è il nome che diamo all’emozione che si prova quando un desiderio, o un’aspettativa, o un bisogno è stato soddisfatto, o un problema è stato risolto. La gioia serve per darci l’energia di condividere esperienze positive, per i nostri antenati poteva essere importante far sapere qualcosa che aveva funzionato e che poteva servire ad altri.

Disgusto: è l’emozione che serve a salvarci dall’ingerire o odorare sostanze tossiche. E’ ancora molto utile per i bambini che così evitano certi rischi verso alcune sostanze o cibi andati a male.

Sorpresa: è l’attimo in cui ci fermiamo di fronte a qualcosa di improvviso e non noto. Si tramuterà in spavento se è un qualcosa di pericoloso o in piacevolezza se è qualcosa di bello.


Infine vorrei spendere due parole su quelli che invece sono gli stati d’animo o sentimenti. Il termine sentimento viene spesso usato nel linguaggio comune come sinonimo di emozione, in realtà ci sono delle affinità ma anche delle differenze. Anche nei sentimenti c’è un sentire corporeo generato da una attivazione nervosa e i parametri in gioco sono gli stessi degli stati emotivi, che però qui si integrano con una componente mentale una rielaborazione fatta di immagini e pensieri Si può dire che i sentimenti sono un riflesso mentalizzato delle emozioni in quanto c’è un investimento mentale maggiore.

La dimensione temporale è un’altra differenza sostanziale fra emozioni e sentimenti. Le emozioni vengono vissute nel qui ed ora ed hanno una durata breve, i sentimenti invece tendono a durare nel tempo in quanto alimentati dalla mente.


Siamo fatti così! Conversazioni tra biologia e emozioni

Venerdì, ore 10 in streaming.


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